Nell’affascinante mondo dell’edilizia, dove ogni dettaglio conta e le normative possono sembrare un labirinto, il recente pronunciamento del Consiglio di Stato ha messo in luce una verità scomoda per molti proprietari. Il Decreto Salva Casa, tanto invocato, non si configura come un salvagente per le opere abusive, ma piuttosto come un portale verso una realtà ineluttabile: la demolizione.
Questo scenario, che rappresenta un duro colpo per chi sperava in una sanatoria, merita un’analisi approfondita.
La sentenza del Consiglio di Stato
Il 21 maggio 2025, il Consiglio di Stato ha emesso la sentenza numero 4382, che ha chiarito in modo inequivocabile le linee guida per la demolizione degli abusi edilizi.
La decisione ha fatto tremare le fondamenta di molte costruzioni non autorizzate, stabilendo che, in caso di nuova costruzione priva di permessi, la semplice applicazione di sanzioni non basta. È stata tracciata una netta distinzione tra ristrutturazioni e nuove costruzioni: se l’ampliamento supera il 20% del volume originale, si parla di nuova costruzione, e la conseguenza inevitabile è la demolizione.
Il caso emblematico di Roma
Il caso che ha dato origine a questa sentenza si è svolto nel vivace contesto romano. Nel 2014, il Comune ha scoperto che alcune opere edilizie erano state realizzate senza alcuna autorizzazione, comportando un aumento volumetrico significativo.
Nonostante il proprietario tentasse di difendersi affermando che si trattasse di una semplice ristrutturazione, il verdetto finale ha confermato la legittimità dell’ordine di demolizione. Un colpo di scena che ha lasciato molti a bocca aperta: la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) non è sufficiente a evitare l’abbattimento dell’opera abusiva.
I dettagli della sentenza
È interessante notare come la sentenza abbia chiarito che una violazione così grave non può essere sanata attraverso una semplice multa. In base all’articolo 37 del DPR 380/2001, una difformità non può essere considerata minore se l’intervento ha comportato un ampliamento significativo. Il silenzio del Comune, in questo caso, è da interpretare come un diniego tacito, lasciando ben poco spazio per speranze di sanatoria.
Il Decreto Salva Casa: un’illusione?
Il cosiddetto Decreto Salva Casa, invocato dai cittadini per tentare di salvare opere abusive, non offre la soluzione sperata. Infatti, il Consiglio di Stato ha ribadito che la normativa non è retroattiva e si applica esclusivamente a lievi irregolarità e piccoli scostamenti progettuali. Qualsiasi cambiamento volumetrico significativo è escluso da questa protezione. Inoltre, la possibilità di sostituire la demolizione con una multa è limitata a situazioni dove l’abbattimento possa compromettere la stabilità della struttura regolare dell’edificio. Senza prove a sostegno di tale tesi, i proprietari si trovano costretti a demolire le loro opere abusive, senza alcuna deroga.
Un futuro incerto per i proprietari
In questo clima di incertezze e rigidità normativa, molti proprietari si vedono costretti a riflettere sulle loro scelte edilizie. Le conseguenze di queste decisioni possono rivelarsi devastanti, non solo sul piano economico, ma anche per il valore stesso delle proprietà. La questione si fa ancora più intricata quando si considerano le implicazioni legali e sociali di tali demolizioni, che potrebbero portare a una vera e propria crisi abitativa. Quindi, mentre i riflettori si spostano su altre questioni, la questione degli abusi edilizi continua a rimanere in primo piano, richiedendo un’attenta riflessione da parte di tutti gli attori coinvolti.
Un segreto svelato
Un dettaglio interessante è che molti esperti del settore edilizio temono che, con l’intensificarsi dei controlli e delle sanzioni, ci possa essere un incremento delle pratiche edilizie irregolari, in un tentativo di eludere le normative stringenti. Questo fenomeno potrebbe portare a un circolo vizioso, dove i proprietari, spinti dalla paura, si trovano a prendere decisioni sempre più rischiose.