Box Doccia: la guida per scegliere il modello perfetto

L'ambiente bagno ha vissuto, negli ultimi decenni, una profonda trasformazione, evolvendo da spazio puramente funzionale a luogo dedicato al benessere e alla cura di sé.

In questa nuova concezione, l’area doccia assume un ruolo da protagonista, diventando un elemento architettonico che definisce lo stile, la luminosità e la fruibilità dell’intera stanza. La complessità del mercato attuale rende l’atto di scegliere il box doccia un momento decisionale cruciale, in cui è necessario bilanciare design, comfort e praticità.

Analisi dello spazio e della forma

Il punto di partenza imprescindibile per una scelta corretta è l’analisi dello spazio a disposizione. La configurazione planimetrica del bagno determina la forma stessa del box doccia. La soluzione più comune, specialmente nei contesti abitativi moderni, è l’installazione ad angolo, che sfrutta due pareti esistenti e può avere una forma quadrata o, sempre più spesso, rettangolare, per un comfort maggiore. Nei bagni più piccoli o stretti, è frequente la configurazione a nicchia, dove la doccia è chiusa su tre lati e necessita unicamente di una porta frontale. Esistono poi soluzioni semicircolari, anch’esse ad angolo, che ammorbidiscono le linee e ottimizzano lo spazio, sebbene offrano una minore libertà nei sistemi di apertura.

I meccanismi di apertura

Definita la forma, la scelta successiva riguarda il sistema di apertura, un fattore che impatta direttamente sull’ergonomia e sulla gestione dello spazio esterno alla doccia. L’anta scorrevole è la soluzione salvaspazio per eccellenza: le ante scorrono su binari (inferiori e superiori) o, nei modelli più moderni, su sistemi di scorrimento sospesi, senza mai ingombrare l’esterno. È ideale per bagni di piccole dimensioni dove lo spazio antistante è limitato. L’anta a battente, al contrario, si apre come una normale porta, solitamente verso l’esterno. Offre un’estetica più pulita e minimale, spesso frameless (senza profili), ma richiede uno spazio libero sufficiente per l’apertura della porta, evitando conflitti con sanitari o mobili. Soluzioni intermedie includono l’apertura pieghevole (a libro), dove l’anta si ripiega su sé stessa verso l’interno, ottimizzando gli ingombri.

I materiali: vetro e profili

L’epoca delle tende e dei pannelli in materiali plastici (ad esempio l’acrilico) è quasi del tutto tramontata, a favore del vetro temperato. Si tratta di un vetro di sicurezza che, in caso di rottura accidentale, è progettato per rompersi in piccoli frammenti non taglienti, riducendo al minimo il rischio di ferirsi. Lo spessore del vetro è un indicatore di qualità e solidità: lo standard minimo è di 6 millimetri, ma i modelli di fascia superiore utilizzano vetri da 8 millimetri, che offrono una maggiore stabilità e una sensazione di robustezza superiore. Altrettanto importanti sono i profili, ovvero la struttura portante: l’alluminio (anodizzato, cromato o verniciato) è la scelta più comune, mentre l’acciaio inox offre una resistenza alla corrosione e una brillantezza superiori nel tempo.

Finiture e manutenzione quotidiana

L’aspetto estetico finale è determinato dalla finitura del vetro. La scelta più comune è il vetro trasparente, che non pone filtri visivi, esalta i rivestimenti interni della doccia e fa apparire l’ambiente bagno più ampio e luminoso. Per chi cerca maggiore privacy o una manutenzione

semplificata, esistono le finiture satinate (quindi con effetto opaco), fumé o stampate. Indipendentemente dalla finitura, un dettaglio tecnico oggi irrinunciabile è il trattamento anticalcare: si tratta di uno strato nanotecnologico applicato sul lato interno del vetro che lo rende idrorepellente, facilitando lo scorrimento delle gocce d’acqua e semplificando enormemente le operazioni di pulizia.

Idee per una cucina in stile cashmere: eleganza e comfort senza tempo

Leggi anche